Bella Ciao

Alcuni ricordano Milva, sul palco della storica trasmissione “Senza Rete”, quando nel 1968 ha interpretato “Bella Ciao” coinvolgendo il pubblico che batteva le mani al ritmo della potenza emotiva che stava esprimendo. Si era alzata per andare a cantare dicendo: «Ho un debole per i canti della libertà».

Pochi ricordano l’elegante interpretazione di “Bella Ciao” fatta da Yves Montand, storico cantante francese che aveva combattuto in prima persona nella resistenza francese contro l’occupazione nazista. Era un testimone vivo di eroismo che ha rischiato la propria vita per la libertà.

Molti ricordano il Professore e Berlino nella “Casa di Carta” che cantano “Bella Ciao”, la canzone che il nonno aveva insegnato loro, quel nonno che aveva combattuto nella resistenza partigiana italiana e aveva inculcato nei loro cuori e nelle loro menti la necessità di resistere ad ogni tipo di oppressione. Due fratelli uniti da un unico ideale, ideale che sono riusciti a trasmettere ad un altro gruppo di donne e uomini, ovvero gli altri protagonisti della nota serie televisiva.

“Bella Ciao” non è una canzonetta da fischiettare senza motivo. È un inno da fischiettare per inondare il mondo delle note di libertà e resistenza.

Così è stato ed è ancora oggi.

Allora la troviamo tradotta in più di quaranta lingue straniere. La sentiamo suonare dai minareti di Smirne (città della Turchia) contro i tentativi di censura di un governo che cercava di perdere la bussola della democrazia. Diventa un video virale di un giovane film-maker iracheno, Mohammed Bakri, che per testimoniare le brutalità dell’Isis a Mosul (città dell’Iraq) reinterpreta “Bella Ciao” in dialetto iracheno.

Si può affermare, rubando le parole a Vinicio Capossela (cantautore italiano), che “questa canzone è un salvavita che scatta quando noi viviamo per lottare e resistere contro le privazioni della nostra libertà…perché la libertà è preziosa e bisogna combattere per conservarla”.

Sì!

Ma c’è di più.

“Bella ciao” è una canzone che non ha origini ben definite. La musica che accompagna le parole dei partigiani italiani, coloro che ci hanno permesso di vivere in un Paese libero e democratico, si perde in un groviglio di origini non ben definite.

Ci sono delle tracce in una ballata del Cinquecento in Francia. Sì…nel 1500, in una Francia regnata dai Borboni, che vide duecento anni dopo la tragica fine della dinastia con la decapitazione di Luigi XVI in Place de la Concorde per mano dei rivoluzionari che urlavano “Liberté, Égalité, Fraternité”. La melodia di “Bella Ciao”, ormai internazionalmente riconosciuta come il canto per eccellenza della libertà, pare che abbia le sue origini proprio nel Paese che vide realizzarsi la prima rivoluzione per la libertà.

Ma non è finita.

Alcuni storici di musica, dopo una casuale scoperta di un turista italiano, fanno risalire il ritornello di “Bella Ciao” ad una incisione del 1919 fatta da Mishka Ziganoff, un fisarmonicista zingaro cristiano nato a Odessa. Sì…proprio quella Odessa, città del sud dell’Ucraina, ormai tristemente famosa per quanto sta succedendo negli ultimi mesi.

Questa melodia, che vede la sua nascita avvolta in un viaggio misterioso dalla Francia del Cinquecento ad un musicista ucraino del Novecento, è sbocciata tra le montagne della Resistenza Italiana contro il nazi-fascismo e si è diffusa in tutto il mondo.

E allora che cosa rappresenta questa canzone che spesso sentiamo fischiettare? È possibile che un canto conosciuto come popolare, perché rappresenta la storia di un popolo che ha combattuto e vinto per la libertà, possa essere diventato rappresentativo in tutto il mondo?

E un’ultima domanda: perché ancora oggi viene considerata una canzone divisiva?

Basta andare oltre le bandiere, sia dall’una che dall’altra parte. Basta non politicizzare qualcosa che rappresenta la democrazia, la libertà, la pace. Basta ricordare tutte quelle donne e quegli uomini che sono morti, muoiono e, purtroppo, continueranno a morire per la propria e altrui libertà.

È semplice…più di quanto si possa credere.

“Bella Ciao” deve essere la nostra colonna sonora. La colonna sonora della vita. Della vita bella, libera e democratica. La colonna sonora dei sorrisi, degli abbracci e dei baci. La colonna sonora dell’amore, in tutte le sue forme al di là dei credi religiosi, delle razze, del sesso, delle lingue, delle culture e delle preferenze sessuali.

La diffusione nel mondo di questa canzone è testimonianza della sua attualità e di quanto sia importante il suo messaggio: la libertà!

Perché senza libertà non può esistere la dignità.

E senza dignità non può esistere la PACE.

Dobbiamo riconoscere tutto questo a “Bella Ciao”…nella speranza che parte delle sue origini ucraine diano un maggior vigore alla pace proprio oggi, nei giorni in cui ne abbiamo tanto bisogno!

Viva la resistenza!

Viva la democrazia!

Viva la libertà!

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